Sezione 2. Il giardino di Pietro Antonio Michiel e le bizze dei protobotanici
abstract
Fra i giardini veneziani del XVI secolo, quello del nobile Pietro Antonio Michiel (1510-1576), a San Trovaso (Dorsoduro), era uno dei più belli e ricchi di varietà botaniche. Schivo e appassionato studioso della natura, Michiel andava spesso a erborizzare nei territori della Serenissima, mentre diplomatici e viaggiatori amici gli facevano arrivare a San Trovaso piante rare dal Nuovo Mondo, dal Nord Europa e dall’Estremo Oriente. Per studiarne la crescita e l’evoluzione lungo le stagioni, Pietro Antonio cercava spesso di farle attecchire nel proprio giardino. Oggi questo non esiste più, ma rimane l’erbario che assemblò nel corso della sua vita: in esso registrò le caratteristiche e le virtù medicinali di 1.028 piante, e le fece ritrarre da pittori dalla mano più o meno felice. Senza essere medico né naturalista di professione, Michiel intratteneva buone relazioni con i protagonisti delle ricerche botaniche del suo tempo. Tuttavia, anche dal suo erbario illustrato affiorano indizi del clima molto competitivo che animava i professionisti della medicina. Perché la materia medica era una questione di vitale importanza: identificare correttamente le piante descritte nei testi antichi, spesso senza immagini e corrottisi lungo la tradizione, così come scoprire nuove piante medicinali in grado di curare il corpo malato, oppure, al contrario, nocive alla sua salute, erano questioni di vita e di morte. Erano ricerche che potevano comportare lustro e fama ma anche biasimo e dileggio.