Sezione 4. L’antidoto dei due mondi: l’Orvietano
abstract
Il 9 giugno 1603 un empirico sperimentatore di materia medica, Girolamo Ferrante di Orvieto, venne autorizzato dalle autorità locali a vendere un antidoto di sua fabbricazione: l’Orvietano, a base di oltre 30 ingredienti, la maggior parte dei quali vegetali. L’Orvietano ebbe da subito uno straordinario successo di pubblico, dall’estrazione sociale più varia. Conquistò il popolo minuto per il modo in cui veniva commercializzato – spesso su banchi nei mercati delle piazze, o in botteghe a conduzione famigliare, come accadde a Venezia sin dal 1623. Ma fu ricercatissimo anche dalle élite: ne producevano pure i Medici di Firenze, lo ricercavano la corte di Spagna, la nobiltà inglese, il re Sole Luigi XIV e molti altri ne facevano consumo abituale, a piccole dosi, per prevenire avvelenamenti e corroborare il fisico. Anche esploratori e missionari, dalle Americhe alla Cina, portavano con sé l’Orvietano per curare morsi di serpenti (aspergendo la ferita, una volta asportata la parte superficiale del morso) e per risolvere frequenti disturbi digestivi. L’Orvietano approvato dalle autorità sanitarie entrò anche nelle farmacopee ufficiali d’Europa – quei testi che raccoglievano le ricette dei farmaci in vendita nelle spezierie, alle cui ricette gli speziali dovevano rigorosamente attenersi. Infatti esistono ancora, nel mercato antiquario, vasi di bottega – gli albarelli – sui quali campeggia la scritta di ‘Orvietano’ o ‘Orvietan’. Il successo tuttavia comportò molte contraffazioni della ricetta e la vendita ad opera di ciarlatani e attori su palcoscenici improvvisati. Divenne un fenomeno di costume, citato da autori illustri, riprodotto su ceramiche e su arazzi, protagonista di scene dipinte o incise, di cartoline ecc. Nella vetrina della mostra sono stati esposti cimeli raccolti da Lamberto Bernardini, che ha recuperato nelle fonti d’archivio la ricetta originaria dell’antidoto, l’ha esaminata in collaborazione con chimici e farmacisti e l’ha riproposta, con varianti che l’hanno reso un amaro erboristico (http://www.lorvietan.com/laboratorio/).