VaSto: un’edizione digitale interdisciplinare

Dario Brancato

Concordia University Montreal, Canada

Milena Corbellini

Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Italia

Paola Italia

Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Italia

Valentina Pasqual

Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Italia

Roberta Priore

Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Italia

Abstract The paper focuses on a case of interdisciplinary digital edition, developed in collaborative mode, whose ecdotic and interpretative innovations are analyzed. The edition – produced as part of the VaSto project – is dedicated to Benedetto Varchi’s Storia fiorentina, which traces the events that took place in Florence between 1527 and 1538, commissioned by the Duke of Florence Cosimo I de’ Medici in 1546, left unfinished and published only in 1721 in a version censored by Cosimo’s circle. Due to the wealth of data on Florentine life at the time, it is considered a valuable source for scholars, historians and art historians, but the original version is still unpublished.

Keywords Digital scholarly editing. Authorial philology. Censorship. Benedetto Varchi. Renaissance history. Italian Renaissance literature.

1 Un progetto digitale interdisciplinare

Il progetto qui presentato riguarda l’edizione digitale della Storia fiorentina di Benedetto Varchi, realizzata nell’ambito del progetto VaSto, promosso da Università di Bologna, Concordia University di Montreal e Cassa di Risparmio in Bologna (CarisBo), nell’ambito della ricerca, coordinata da Dario Brancato: The Italian Art of Political Correctness: Patronage, Censorship, and Authorship in Florentine Renaissance Historiography (1548-1574).1 Per il numero di istituzioni coinvolte e la loro diversa natura si tratta di un progetto interdisciplinare, che mette a sistema la collaborazione già esistente tra Università di Bologna e Concordia University, con il gruppo di ricerca del /DH.arc (Digital Humanities Advanced Research Centre)2 e CarisBo per l’utilizzo delle tecnologie digitali in ambito didattico. L’edizione, di cui qui si presenta il prototipo realizzato sul Proemio della Storia fiorentina di Varchi, verrà realizzata mediante una serie di laboratori digitali che saranno attivati presso il Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna nell’a.a. 2021-22.

Nell’ambito di una più generale collaborazione tra gli autori, i paragrafi del seguente articolo sono stati scritti rispettivamente da: Paola Italia (§§ 1 e 3); Dario Brancato (§ 2); Roberta Priore e Valentina Pasqual (§ 4); Roberta Priore (§ 5); Valentina Pasqual e Milena Corbellini (§ 6); Milena Corbellini (§ 7).

1 Social Science and Humanities Research Council of Canada, Insight Grant 2020-2023, file number 435-2020-0421.

L’argomento è di grande interesse, perché riguarda non solo la Storia fiorentina, opera commissionata da Cosimo I, scritta da Varchi, ma pubblicata solo nel 1721, prima tappa di questa indagine testuale e storiografica, ma anche le altre due storie commissionate da Cosimo I e scritte a Firenze nel ventennio fra la fine degli anni ’50 e ’70 del Cinquecento: la Historia della guerra di Siena del piacentino Lodovico Domenichi3 e la Istoria de’ suoi tempi di Giovan Battista Adriani.4 Trattasi di casi in cui committenza e autorialità si mostrano in forme diverse, e per questo più interessanti da indagare con il sussidio di un’edizione digitale: nel caso di Varchi, per l’intreccio, come si vedrà, tra volontà d’autore e revisione di committenza, per il Domenichi, nello studio di un manoscritto ancora inedito, in cui vanno indagate le forme di scrittura e di reazione ad essa da parte della corte medicea, per Adriani con un caso di authorship che mette in gioco la volontà dell’autore, quella del committente (l’entourage mediceo) e le correzioni del revisore (il figlio Marcello). Il modello individuato per Varchi permetterà di rappresentare anche gli altri due testi storici, che presentano problemi tipologicamente meno complessi.

3  Storia a cui il poligrafo, divenuto celebre come revisore editoriale della tipografia veneziana dei Giolito, si dedica dalla fine degli anni Cinquanta e che si trova tuttora manoscritta presso il cod. II.III.128 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Piscini 1991; Bramanti 2001; Bramanti 2015, 24-33).

4  Storico ufficiale dei Medici, incaricato da Cosimo nel 1564, poco prima della morte del Varchi, di continuare la sua opera storiografica con la storia del proprio principato, pubblicata postuma e censurata, nel 1583, a cura del figlio Marcello, dopo la morte avvenuta nel 1579 (cf. Miccoli 1960; Albonico 1994, 1098-101; Fasano Guarini 2009, 91-9; Garavelli 2008).

In tutti questi casi, la dimensione diacronica, garantita dall’edizione digitale, permette di studiare: 1. la genesi del testo, 2. la sua stabilizzazione, secondo la volontà dell’autore, 3. l’evoluzione relativa alle correzioni di ‘revisione’ e quella conseguente alle volontà del committente. Il prototipo elaborato, tuttavia, ha consentito di progettare ulteriori sviluppi dell’edizione digitale in un vero e proprio knowledge site (Tomasi 2016), che offre una concreta ambientazione digitale (mappe, timeline, link esterni) a luoghi, fatti, protagonisti, della Firenze rinascimentale dal 1527 al 1538, di cui questo testo offre uno straordinario e dettagliato racconto.

La dimensione didattica del progetto porta, da ultimo, a sperimentare un modello di edizione collaborativa sostenibile, a sviluppare nei partecipanti competenze digitali che sensibilizzino allo studio diacronico dei testi e alla necessità di farsi garanti della loro autorevolezza e affidabilità, mostrandone concretamente i meccanismi di censura e manipolazione e sviluppando nuove interpretazioni sulle ragioni di tali operazioni.

2 La Storia Fiorentina di Benedetto Varchi

La figura di Benedetto Varchi (1503-1565) fu al centro di una rete di relazioni intellettuali con i principali attori della cultura del Cinquecento fiorentino e non solo, e con cui ancora oggi è necessario confrontarsi, nel bene e nel male, per comprendere le trasformazioni politiche e culturali nella Firenze nei decenni centrali del secolo. Criticato lungo la maggior parte del XX secolo, Varchi ha suscitato nell’ultimo quarto di secolo un rinnovato interesse di studi che abbracciano i vari campi del sapere in cui egli si cimentò, dalla poesia latina e volgare alla filosofia, intesa lato sensu fino a comprendere discipline oggi separate, come la teoria artistica e, appunto, la storiografia.5 Alla storia, però, Varchi fu introdotto non per sua scelta, ma per ordine di Cosimo de’ Medici: il duca di Firenze, infatti, non era rimasto indifferente al prestigio accumulato da Messer Benedetto fra il 1539 e il 1541 a Padova (dove fu uno degli animatori dell’Accademia degli Infiammati), e volle sfruttarlo mettendo il letterato al centro di un progetto di promozione della lingua e della cultura fiorentina. Nel giro di pochi anni, a Varchi, fuoruscito dalle simpatie repubblicane, fu dunque consentito di rientrare in patria (1543), di essere eletto console dell’Accademia Fiorentina (1545), il principale centro di propulsione culturale controllato dal duca, e infine, fra il 1546 e il 1547 di ricevere il delicato compito di scrivere una storia che, continuando idealmente quella del Machiavelli, si concentrasse sul tumultuoso passaggio di Firenze dall’ultima Repubblica al principato (1527-1532).6

5 Per una panoramica aggiornata su Benedetto Varchi, si rimanda ad Andreoni 2020, con relativa bibliografia.

6 Come si è accennato sopra, la Storia fiorentina uscì a stampa solo nel 1721 (Varchi 1721), ma negli anni successivi furono allestite altre tre edizioni: la prima pubblicata a Leida nel 1723 (Varchi 1723) e le altre, basate sul testo di Varchi 1721, rispettivamente a cura di Lelio Arbib (Varchi 1837-41, la cui seconda edizione, Varchi 1843-44, è ancora oggi il testo di riferimento) e Gaetano Milanesi (Varchi 1857-58).

L’incarico non fu privo di polemiche: come si è scritto sopra, Varchi si era fino ad allora distinto per le sue doti di accademico e di poeta e per di più, al contrario di altri storici come Machiavelli o Guicciardini, non era stato fra i protagonisti degli eventi da lui narrati;7 tuttavia ebbe modo di supplire a queste carenze raccogliendo un’immensa mole di dati grazie all’accesso libero all’archivio della Segreteria Vecchia (dove si custodivano tutti i documenti della Repubblica Fiorentina), ai mai interrotti contatti con gli esponenti di spicco del fuoruscitismo repubblicano (fra tutti Giovan Battista Busini e Jacopo Nardi), e a un’eccezionale biblioteca personale, che contava, fra l’altro, numerose opere storiche manoscritte (Bramanti [2002] 2017, 172-86; Brancato 2017, 47-8). Benché il suo lavoro fosse spesso interrotto da nuove e incessanti richieste del duca, Varchi si dedicò fino alla fine dei suoi giorni alla Storia: per volere di Cosimo – è bene specificarlo – essa oltrepassò il limite cronologico del 1 maggio 1532 che l’autore aveva fissato all’inizio del suo progetto e narrato nei primi dodici libri, comprendendo gli eventi fino al 1537-38, e avrebbe con tutta probabilità incluso anche la Guerra di Siena (1554-1555; Bramanti [2002] 2017, 191) se non fosse sopraggiunta la morte improvvisa. In tale occasione, tutti i materiali della Storia furono recuperati dal duca e riuscirono a salvarsi in gran parte alla distruzione e a conservarsi fino ad oggi (Brancato, Lo Re 2015). Cosimo, però, volle dare forma compiuta all’opera, in preparazione di un’edizione che però non vide la luce in quei tempi (Brancato 2020, 27-30), ma dovette aspettare fino al 1721 per essere pubblicata (Albonico 1994, 1085-6; Brancato, Lo Re 2015, 223-5).

7 Era questa l’accusa principale mossa al Varchi dai suoi detrattori contemporanei, dalla quale egli si schermì nel Proemio alla Storia: «[Io] non mi ritrovai in quel teatro come strione, nondimeno come spettatore v’intervenni; e suole molte volte accadere che più veggano e meglio giudichino d’alcuna o commedia o tragedia coloro i quali a vederla rappresentare intervengono, che quegli stessi non fanno, i quali a rappresentarla si trovano» (Varchi 1843-44, 1: 46).

Come già accennato sopra, attraverso Baccio Baldini, medico, bibliotecario e segretario ducale, la Storia fu sottoposta a una serie di operazioni editoriali al termine del quale il testo fu purgato dei dettagli politico-religiosi più scomodi, sfrondato degli elementi che appesantivano la narrazione e ricopiato nel manoscritto oggi conservato alla Biblioteca Palatina di Parma e segnato Palatino 342 (= Pr3; Brancato 2015; Brancato, Lo Re 2015, 215-7). Il testo stabilito dall’entourage mediceo fu vulgato in oltre cento testimoni manoscritti e a stampa (Brancato, Lo Re 2015, 217).

La fortuita sopravvivenza dei materiali varchiani, dagli spogli all’edizione manoscritta postuma di Baldini e Cosimo, dunque, ci consente di documentare – per ampie porzioni anche nei minimi dettagli – lo sviluppo dell’opera, che pertanto rappresenta un eccezionale caso filologico, il quale, sebbene sia stato studiato nell’impianto generale, rimane ancora poco esplorato nella dimensione microtestuale (Brancato 2018).

Il primo censimento dei testimoni della Storia fiorentina si deve a Simone Albonico, curatore dell’antologia degli Storici e politici fiorentini del Cinquecento: nella nota filologica, lo studioso ha anche individuato i materiali di sicura provenienza varchiana.

Diamo qui di seguito un elenco di tutti i testimoni d’autore contenenti redazioni della Storia e dei principali collettori di avantesti (Albonico 1994, 1074-6; Bramanti [2002] 2017, 191-5).

FL2 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Mediceo Palatino 168. Contiene avantesti e frammenti autografi dall’XI libro;

FL5 = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Tempi 4. Contiene avantesti e frammenti autografi dall’XI libro;

FN7 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.I.176. Contiene, in versione autografa, la Dedicatoria, il Proemio e i libri I-IV; sono inoltre presenti (mani di vari copisti del Varchi) il libro IX e un frammento del X;

FN8 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.II.137. Contiene vari avantesti;

FN9 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.II.138. Contiene avantesti e frammenti (in varie redazioni) della Dedicatoria, del Proemio, dei libri I-IV e IX-XVI, in massima parte autografi; nel frammento del libro XIII si trovano le tracce degli interventi editoriali di Baldini;

FN10 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.II.139. Contiene: a) Dedicatoria e Proemio, b) frammenti dai libri II e III, c) il libro IX, d) un frammento dell’XI e i libri XV e XVI (mani di copisti con correzioni autografe); nella sezione d) si riscontrano alcuni interventi di Baldini;

FN20 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.III.102. Contiene avantesti;

FN21 = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II.III.103. Contiene avantesti;

RC4 = Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Cors. 1352 (44.G.8-9). Contiene la copia in pulito di Dedicatoria, Proemio e libri I-X; i libri XI e XII, sono autografi, ma coincidono con la redazione autoriale più avanzata di Varchi; su tutto il codice sono presenti i segni delle correzioni di Baldini.

Non bisogna dimenticare che le carte superstiti della Storia sono la testimonianza di un immenso cantiere rimasto ancora aperto dopo la morte del Varchi: allo stato attuale delle ricerche non è ancora chiaro quale fosse, vivente l’autore, lo statuto dei libri successivi al dodicesimo, oggi numerati da XIII a XVI, se fossero cioè stati licenziati o rimanessero ancora da rivedere e correggere. In secondo luogo, i diversi codici compositi con i materiali originali a noi pervenuti sono il risultato di un assemblaggio postumo, avvenuto nel XVII secolo, dei vari fascicoli sciolti e non organizzati e che rappresentano diversi movimenti del testo.8 Inoltre, bisognerà distinguere fra redazioni vere e proprie e avantesti: le une, anch’esse da considerare in una prospettiva dinamica di testo in evoluzione, contengono già una narrazione organica dei singoli eventi, sebbene ancora fluida nel suo insieme; gli avantesti, invece, cioè l’insieme di appunti, riassunti e spogli di scritti storici e documenti (originali e in copia) che servirono a Varchi per l’allestimento del suo lavoro, per quanto utili allo studio delle fonti del Varchi e del suo modo di raccogliere i dati, non rientrano nello scopo del presente articolo, se non per documentare il lavoro preparatorio dello storico.

8 Ciò trasse in inganno i curatori antichi e moderni dell’opera: Francesco Settimanni, cui si deve l’editio princeps del 1721, contaminò la lezione d’autore con quella censurata da Cosimo e Baldini, e in ciò fu seguito da Lelio Arbib, nell’edizione ancora oggi citata; ancora peggio fece Gaetano Milanesi, il quale contaminò ulteriormente tali lezioni con antiche redazioni della Storia (Albonico 1994, 1086-7). La sola edizione che riproduce più o meno fedelmente la vulgata censurata è quella pubblicata in Varchi (1723).

L’evoluzione del testo può essere documentata passo per passo per molti libri: in generale, frammenti o redazioni antiche (anche plurime) della Dedicatoria, del Proemio e dei libri I-IV e IX-XVI si trovano in FN9, FL2 e FL5. Dedicatoria, Proemio e i primi quattro libri si conservano, autografi e in redazione stabile, in FN7 (una redazione anteriore dei libri II-III, indistinti, si trova in FN10); per i libri V-VIII sopravvive la sola copia in pulito di RC4; per il libro IX disponiamo, oltre agli sbozzi di FN9, una redazione intermedia in FN10, poi ridotta e trascritta in duplice copia in FN7 e RC4. I libri X-XII completi sono contenuti in RC4; del libro XIII ci sono giunti solamente due brevissimi frammenti, entrambi in FN9, il secondo dei quali comprende, in redazione diversa, anche alcuni fatti poi trattati più distesamente nel libro XIV. Infine, la copia in pulito (ma non ancora finalizzata) dei libri XV e XVI si trova in FN10. Il codice Corsiniano RC4 è dunque il testimone in cui si trovano i primi dodici libri allo stadio autoriale più avanzato e sui quali intervenne materialmente Baldini. La mano del segretario di Cosimo, però, si nota anche nelle parti non incluse in RC4: nelle carte superstiti dell’inizio del XIII libro (FN9, cc. 369r-373r, corrispondente a circa un quinto del libro) e nella copia in pulito dei libri XV e dell’inizio del XVI.

L’‘edizione’ voluta da Cosimo e realizzata dal Baldini si trova in Pr3, che, come si è affermato sopra, contiene la Storia in sedici libri ed è probabilmente il manoscritto di dedica fatto allestire dopo la morte dell’autore mettendo assieme la lezione post censuram oggi conservata fra le carte del Varchi: RC4 (Dedica, Proemio, libri I-XII), FN9 (prima parte del libro XIII) e FN10 (libri XV-XVI). Ciò si può verificare anche da un raffronto superficiale fra i materiali d’autore e il codice Palatino Parmense, nel quale sono sistematicamente omesse le parti segnate per l’espunzione in RC4, FN9 e FN10. Tuttavia non ci sono pervenute redazioni autografe o idiografe per una lunga porzione di testo, corrispondente a gran parte del libro XIII e a tutto il XIV (Varchi 1843-44, 3: 3-247), e pertanto, dovendo fare affidamento solo su Pr3, rimane difficile determinare esattamente quale operazione editoriale fosse stata effettuata su questi libri, né è del tutto chiaro per quale motivo Baldini si risolvesse a includerli nel testo finale.9

9 Una discussione dettagliata del problema si trova in Brancato 2018.

Non è però peregrino affermare che RC4 costituisca il primo stadio compiuto dell’opera, e la parte dell’opera sicuramente licenziata dall’autore. Il testo base di questo codice è vergato da quattro mani, segnalate da Varchi in un appunto e verificate da riscontri paleografici: le prime tre sono quelle di amici e allievi di Messer Benedetto, Lelio Bonsi (Dedicatoria, Proemio, libri I-IX), Piero della Stufa (inizio del libro X) e Alessandro Del Serra (seguito del libro X, alcuni passi del libro XI); la quarta è quella dell’autore (libro XI-XII). Sul testo base intervengono quindi, in ordine cronologico: a) i copisti per correggere eventuali errori meccanici; b) l’autore, a più riprese, per apportare correzioni o modifiche al testo; c) le mani dei censori, Baldini in massima parte, per segnare le parti destinate alla censura, correggere errori fattuali o aggiungere informazioni supplementari, scrivere frasi di raccordo fra i vari pezzi cassati e fornire informazioni metatestuali. I brani da cassare sono in genere segnalati o con un tratto di penna verticale lungo il bordo del testo o tramite sottolineatura.

Per evidenziare quanto sia produttiva l’operazione di studio delle varianti, varrà dunque la pena di fornire due esempi, entrambi dal Proemio, dei tipi b) e c) di questi interventi.

Il primo esempio (RC4, c. 8v) [fig. 1] chiarisce i vari ripensamenti di Varchi nel fissare al 1 maggio 1532 il terminus ad quem per la sua narrazione: nel sintagma «primo giorno di Maggio» Varchi depenna «primo» e «di Maggio» sostituendoli nell’interlinea superiore con «ventisettesimo» e «d’Aprile». Successivamente, l’autore cambia idea, depennando «ventisettesimo d’Aprile» e aggiungendo nell’interlinea inferiore «primo», ulteriormente depennato a favore di «27». Infine, per paura di rendere illeggibile il testo, preferisce ripristinare la lezione originaria «primo giorno di Maggio» riportandola sul margine destro della carta dopo aver cassato «giorno».

Figura 1  RC4, c. 8v, mano di Lelio Bonsi con correzioni autografe

Gli interventi posteriori alla morte dell’autore si possono invece comprendere meglio nel secondo esempio (RC4, cc. 10v-11r) [fig. 2]: qui, infatti, si trova l’avvio di un lungo brano di quattro carte destinato alla cassatura. Il testo prima della ‘rassettatura’ recita:

Conciosia che, oltra le altre cose, non ritrovandosi nella Segreteria alcuni libri publici, ne i quali erano le cose dello stato e della guerra più segrete e più importanti notate, percioché furono, secondo che coloro dicevano a cui la cura d’essi toccava, a papa Clemente, il quale instantissimamente gli chiedea, dopo l’assedio in diligenza mandati subito, fui costretto non pure a leggere, ma notare e intavolare per l’ordine dell’alfabeto, e poco meno che trascrivere, non solo molti libri dei signori Dieci di libertà e pace, e molti delle Riformagioni […]; ma volgere eziandio e rivolgere non pochi zibaldoni (che così gli chiamano) e parte scartabelli e scartafacci.

Baldini segna le cc. 10v-12r prima con una linea verticale lungo il bordo esterno del testo; poi, a c. 10v, sottolinea la porzione da «oltra le altre cose» a «libri publici, ne i»; quindi delimita meglio le parti da eliminare, depennando «le» e «alcuni», inserendo dopo quest’ultima un segno a forma di angolo retto, che in genere indica l’inizio o la fine del testo da espungere (si veda, per esempio, «percioché furono» o «e intavolare») e sottolineando «fui costretto»; infine scrive le parti di raccordo sul margine sinistro «al vedere tutti», «volsi» e il passo che comincia con «molte scritture e publiche e private». Tuttavia, un’altra mano, dal tratto più sottile, apporta ulteriori ritocchi a quelli di Baldini: l’articolo «i» dopo «tutti», «ancora» dopo «volsi» e il segno di richiamo dove innestare la correzione più lunga di Baldini. Il passo ‘rassettato’, quindi, riduce quasi quattro carte di testo a poco più di una frase (in corsivo i raccordi aggiunti dai censori):

Conciosia che, oltra al vedere tutti i libri publici, ne i quali erano le cose dello stato e della guerra più segrete e più importanti notate, volsi ancora non pure leggere, ma notare molte scritture e publiche e private dalle quali io credetti potere in maniera alcuna ritrovare la verità delle cose seguite in quei tempi che io doveva scrivere.

Figura 2  RC4, c. 10v, correzioni di Baldini e di mano sconosciuta

3 Ecdotica delle edizioni digitali a testimone unico con varianti d’autore: il caso Varchi.

Il caso delle edizioni a testimone unico è uno dei più diffusi nel panorama delle edizioni digitali. Nonostante i cataloghi tutt’oggi a disposizione – quello curato da Greta Franzini,10 e quello di Patrick Sahle11 – non diano la possibilità di interrogare le banche in relazione alla tipologia di edizione, da una valutazione quantitativa effettuata su entrambi i cataloghi più della metà delle edizioni digitali è costituita da edizioni a testimone unico, e nella maggioranza dei casi si tratta di edizioni diplomatiche, ovvero edizioni in cui il testo ha una stretta interdipendenza con il documento rappresentato. Questa spinta, che potremmo definire ‘bédieriana’, dipende da alcuni elementi peculiari all’ecosistema digitale: 1. la possibilità di una corrispondenza biunivoca tra documento e testo; 2. Il «prestigio storico» del documento rispetto alla ricostruzione ideale del testo; 3. La valorizzazione del documento, offerta dalla tecnologia digitale, dalla magnificazione al trattamento post-produzione dell’immagine (Italia 2020, 52-56). Paradossalmente, proprio nel momento in cui il testo si smaterializza, assistiamo a una centralità del documento, a una sua valorizzazione, in ragione della sua originalità, del maggiore contenuto di verità offerta dal documento rispetto al testo.

La diffusione delle edizioni a testimone unico, con prevalenza di edizioni diplomatiche, ha portato alla individuazione di una tipologia di edizioni, definite «edizioni documentarie» (Pierazzo 2014; Pierazzo, Mancinelli 2019), che sono proprie della filologia digitale, e che, nella filologia ‘analogica’ (ovvero la filologia il cui fine è una edizione a stampa) sono considerate edizioni diplomatiche o semidiplomatiche. Si veda la definizione offerta dal Parvum Lexicon Stemmatologicum:

A documentary edition is an edition based on a single manuscript, often the supposedly best manuscript, the codex optimus, but in some cases also a manuscript of particular literary or linguistic value. In the latter case, the codex optimus will usually have been edited, so making a new documentary edition is a way of supplementing the editions of the work in question.12

La disponibilità di ‘spazio testuale’ garantita dall’ambiente digitale, infatti, non è di per sé un impedimento alla realizzazione di edizioni critiche, anzi, può affiancare alle edizioni critiche la riproduzione diplomatica dei singoli testimoni su cui l’edizione critica si basa (Fischer 2019; Monella 2019). Se, infatti, l’edizione digitale presenta una edizione critica, la possibilità di visualizzare anche tutti i singoli testimoni non costituisce un disconoscimento o una diminutio dell’edizione stessa, ma, anzi, un suo completamento: la possibilità di potere seguire, direttamente a contatto con il documento, il percorso che ha portato alla costituzione del testo, alla realizzazione dell’edizione critica.

In questa prospettiva, diversamente dalla filologia ‘analogica’, nella filologia digitale edizione critica ed edizione diplomatica non vengono più contrapposte come due soluzioni antitetiche e reciprocamente escludenti, ma, al contrario, come due edizioni complementari: da un lato l’edizione diplomatica di un testimone dà la possibilità di confrontarlo analiticamente con il documento corrispondente, dall’altro l’edizione critica adempie al compito che il filologo si deve sempre prefiggere: quello della constitutio textus, e delle scelte rispetto ai luoghi varianti. Viene in tal modo superata la prospettiva per cui l’ecosistema digitale provoca un’abolizione delle edizioni critiche, integrata invece dalla possibilità di presentare tutti i testimoni della tradizione. Nella dicotomia pasqualiana (Pasquali [1934] 2003): ‘storia della tradizione’ e ‘critica del testo’, l’ecosistema digitale dà la possibilità di rappresentare analiticamente e singolarmente la storia della tradizione (con la riproduzione dei singoli testimoni), ma adempie anche al compito principe della filologia: esercitare nella forma più conveniente possibile la critica del testo.

La tradizione testuale della Storia fiorentina costituisce un caso esemplare, recando un testimone unico, parte autografo e parte apografo con correzioni autografe (documentato in quattro sedi diverse), del quale, grazie all’edizione digitale, sarà possibile dare diverse forme di edizione, complementari fra loro:

1.Edizione diplomatica (semi-diplomatica), che conservi tutte le peculiarità del testo originario, compresa la mise en page, gli addenda, le correzioni genetiche ed evolutive del testo (cassature, riscritture, inserzioni interlineari e allineari) e che si limiti a distinguere le u dalle v e a sciogliere le abbreviazioni, segnalandole con il carattere corsivo (es.: Monsignor) [fig. 3].

Figura 3  Edizione diplomatica della Storia Fiorentina di Benedetto Varchi, c. 8v

2.Edizione critica, che costituisca il testo in modo da garantirne la piena leggibilità (attraverso interventi sulla punteggiatura, la razionalizzazione di maiuscole/minuscole, la scrizione unita/separata, la modernizzazione delle grafie latineggianti, a esclusione della h etimologica, la conservazione dei numeri cardinali, delle date in lettere, la correzione dei numeri romani in arabi, come si vedrà dettagliatamente nel par. 4) e ne faccia percepire la diacronia interna, attraverso una differenziazione cromatica, relativamente alle correzioni genetiche (apografe), le correzioni evolutive (autografe), e le correzioni apportate da altra mano, identificata da Dario Brancato, come si è visto, in quella del revisore di Cosimo I: Baccio Baldini (testo contrassegnato da diversa marcatura cromatica, un fondino azzurro) [fig. 4].

Figura 4  Edizione critica della Storia Fiorentina di Benedetto Varchi, c. 8v

Come mostrano gli esempi riportati, il caso della Storia fiorentina consente di dare una soluzione ecdotica a un caso di filologia d’autore particolarmente complesso. Il testimone, infatti, reca quattro tipi di correzioni:

1.Correzioni genetiche di mano del copista: Lelio Bonsi

2.Correzioni evolutive di mano di Benedetto Varchi

3.Correzioni evolutive di mano di Baccio Baldini (censure)

4.Correzioni evolutive di mano non identificata.

Mentre le correzioni del primo tipo e del secondo tipo portano alla costituzione del testo secondo l’ultima volontà dell’autore, le correzioni del terzo e del quarto tipo portano al testo secondo la volontà del committente, Cosimo I, messa in opera dal revisore Baccio Baldini.

Per un’edizione cartacea, l’editore critico avrebbe dovuto scegliere quale lezione stabilire a testo, privilegiando:

1.Ultima volontà dell’autore (testo comprensivo delle correzioni 1 e 2)

Con due fasce di apparato: genetico (correzioni 1 e 2) ed evolutivo (correzioni 3 e 4)

oppure

2.Ultima volontà del revisore (testo della vulgata, comprensivo delle correzioni 3 e 4)

Con una sola fascia di apparato tutta genetica (comprensiva delle correzioni 1, 2, 3, 4).

L’edizione critica digitale, invece, permette di superare anche la dicotomia tra l’esigenza di rappresentare l’ultima volontà dell’autore e quella di documentare il testo così come è stato conosciuto nella vulgata voluta da Cosimo (e diffusosi poi, come si è visto, nelle edizioni a stampa a partire da quella del 1721), poiché nell’edizione critica digitale la marcatura (illustrata dettagliatamente nel par. 4), permette di rappresentare entrambe le edizioni e dà al lettore la possibilità di seguire, testo a fronte, la trascrizione diplomatica del documento [fig. 3], oppure di leggere distesamente il testo critico, con le sue evoluzioni interne, relativamente alle correzioni tardive d’autore, e agli interventi censori [fig. 4].

I vantaggi sono evidenti: il lettore non è costretto a rinunciare allo studio analitico, dal punto di vista paleografico, linguistico, stilistico del documento (edizione diplomatica), per una lettura distesa del testo (edizione critica), e può seguirne contemporaneamente le variazioni interne, distinguendo le varie stratigrafie correttorie, e studiandole separatamente grazie alla intuitività data dal colore, che sostituisce, nella rappresentazione, le sigle di identificazione dell’edizione cartacea (che sono tuttavia presentate nella Guida alla lettura).

La marcatura di nomi di persona, luoghi e date (illustrati analiticamente nel par. 4), aggiunge l’annotazione necessaria per inserire in un contesto storico gli elementi testuali, fatto tanto più urgente per un testo storiografico, e per un’analisi approfondita delle varianti d’autore e di quelle apportate dal revisore, spesso correlate a situazioni, personaggi, vicende che richiedevano una particolare illustrazione, oppure che vengono direttamente censurate. La presenza di strumenti di contestualizzazione storico-geografica: 1. Timeline, 2. Mappe geografiche, 3. Richiamo a opere d’arte citate (illustrate analiticamente nel par. 6), completano il testo, fornendo al lettore, a richiesta, tutte le informazioni che in un’edizione cartacea non potrebbero essere presenti contemporaneamente.

L’edizione digitale così realizzata risolve vari problemi ecdotici, mostrando l’interazione proficua di edizione diplomatica, edizione critica, edizione genetica ed edizione annotata, e presentano il testo in un knowledge site che ne contestualizza la storia e i contenuti.

4 Per uno standard di codifica e visualizzazione per la filologia d’autore

La costruzione dell’edizione digitale è partita dalle carte 8r-13r di RC4, il manoscritto finora «inedito e inutilizzato» (Brancato, Lo Re 2015, 202). Le carte costituiscono il Proemio della Storia fiorentina, ovvero il caso di studio scelto per mettere a sistema le modalità di codifica e rappresentazione che sono state poi applicate all’intero testo.

La complessità delle edizioni digitali deriva dalla «complessità combinata della storia testuale di un’opera e dei possibili approcci critici da un lato e delle possibili modalità di realizzazione in ambiente elettronico dall’altro» (Meschini 2013, 28). La codifica si colloca come anello centrale, tra le questioni filologiche che il testo pone e la sua visualizzazione, formalizzando il linguaggio naturale e rendendo il testo machine readable. È per questo motivo che la codifica richiede «un lungo lavoro di pre-editing, preparazione del testo» (Busa 1997). Tale preparazione ha tenuto conto dei requisiti richiesti dall’edizione scientifica, formalizzati dalla marcatura: visualizzazione del facsimile del manoscritto; edizione diplomatica con particolare interesse alla stratigrafia del testo; comparazione del testo stabilito dal curatore prima e dopo la censura di Baldini; valorizzazione di entità descritte nel testo (persone, luoghi, date).

Nonostante un vivace dibattito attorno alle diverse possibilità di codifica alternative, come lo standoff markup che si contrappone alla linearità della marcatura in TEI,13 lo schema di codifica che è stato utilizzato è basato sul linguaggio XML/TEI,14 in quanto a largo uso, standardizzato, interoperabile, e che può essere implementato nel tempo.

13 Secondo la proposta di Desmond Schmidt (2012, 131) lo standoff markup risolve alcune criticità oggettive legate all’overlapping di categorie di marcatura diverse, specialmente la variazione testuale (Italia 2020, 142-3).

14 Si fa riferimento qui alla versione 4.1.0 delle Guidelines TEI P5, https://www.tei-c.org/release/doc/tei-p5-doc/en/html/index.html.

Trattare i testi con la marcatura XML/TEI, infatti, significa anche riconoscere che

standards need to be adopted if we are to push digital editions in a social direction or integrate their resources. Without guidelines such as TEI, exchange and repurposing of data will not be possible and electronic editions will be used as standalone objects with their own set of characteristics, objectives and requirements. (Franzini et al. 2016, 176)

Se XML/TEI può essere a tutt’oggi considerato lo standard per la marcatura di testi, non si può dire lo stesso per quanto riguarda uno standard per la visualizzazione delle edizioni digitali.

Durante la fase di modellizzazione dell’interfaccia dell’edizione e considerando le naturali limitazioni di progetto (tempo, budget, etc.), è stata presa in esame la possibilità di implementare una Graphic User Interface (GUI) in grado di ospitare le peculiarità dell’edizione oppure riutilizzare un tool di visualizzazione già esistente. Nel primo caso è possibile personalizzare il design dell’edizione digitale a seconda delle necessità dell’editore; mentre il riuso di un tool esistente garantisce robustezza grazie ad una attività di testing già attuata, accessibilità e usabilità della GUI e la possibilità di presentare un lavoro completo in tempo breve. Rosselli Del Turco (2017, 227) sostiene che nello stato dell’arte vi è una forte mancanza di tool abbastanza generici per visualizzare, manipolare ed analizzare le edizioni digitali in un ambiente globale. A questo si aggiunge il panorama frammentato della visualizzazione delle edizioni digitali online, risultato della mancanza di standard e di un approccio collaborativo.

Un’edizione digitale deve rendere le scelte del filologo fruibili da parte del lettore specialista, in contesti di ricerca e accademici, ma anche da parte del lettore comune, grazie alla intuitività delle scelte ecdotiche favorite dall’ecosistema digitale (come, per esempio, l’uso di marcatori cromatici, la visualizzazione della stratigrafia e la possibilità di mettere sempre la variante nel contesto invariante). A questo scopo la realizzazione di un’interfaccia attrattiva non è garanzia di ‘usabilità’ dell’edizione, fondamentale invece rimane la necessità di metodi di visualizzazione condivisi.

In questo contesto, EVT 215 si è candidato come perfetto strumento di visualizzazione dell’edizione digitale, in quanto risulta abbastanza generico, robusto, nonostante la complessità del sistema, e facile da usare: si tratta di uno strumento aggiornato,16 open-source e flessibile.

16 Si noti che EVT è costantemente aggiornato e seguito dal team di sviluppo coordinato da Roberto Rosselli Del Turco.

Nonostante ciò, nella costruzione dell’edizione secondo tale modello, è stato necessario riadattare EVT 2 alle esigenze della filologia d’autore. I limiti del software sono emersi maggiormente per la realizzazione dell’edizione critica monotestimoniale, in quanto – al fine di rappresentare a testo l’ultima volontà dell’autore – è stato necessario un riuso ‘creativo’ delle possibilità offerte da EVT 2, che consente di rappresentare e confrontare il testo di diversi testimoni; nel caso della Storia fiorentina, invece, ci troviamo davanti a un manoscritto unico, sul quale si depositano diverse volontà, ovvero l’ultima volontà dell’autore e le revisioni ad opera di Baccio Baldini, volute da Cosimo I. Per conformarci alle necessità dell’interfaccia, si è operata, così, una distinzione tra le due ‘volontà’ che, per esigenze di marcatura e rappresentazione, abbiamo definito come due diversi ‘testimoni’ (witnesses), e cioè RC4 (il manoscritto corrispondente all’ultima volontà dell’autore) e RC4c (lo stesso manoscritto, comprendente le correzioni censorie di Baldini). RC4c risulta così un testimone fittizio da un punto di vista fisico, perché è lo stesso manoscritto RC4, ma reale da un punto di vista concettuale, perché è costituito dall’ultima lezione (censurata) di RC4 che è molto diversa dall’ultima lezione (d’autore) dello stesso testimone.

Per l’edizione della Storia fiorentina di Varchi sono stati quindi adottati standard di codifica che garantivano interoperabilità (XML/TEI), usabilità e visualizzazione (EVT) e sostenibilità. Quest’ultima, in particolare, tra le esigenze messe in luce da Shillingsburg (2017, 133) per un’edizione digitale ideale, viene garantita grazie al centro di ricerca DH.arc, che ne assicura la gestione e ‘manutenzione’ nel tempo.

5 La codifica come anello centrale del workflow: il Proemio

Il testo del Proemio della Storia fiorentina è stato codificato in due macro-elementi: <teiHeader> e <text>. Il primo è il contenitore dei metadati relativi alla pubblicazione, la descrizione del testo base, i criteri di edizione, la dichiarazione dei testimoni utilizzati. È qui che vengono definiti, attraverso un identificatore unico, gli elementi che verranno poi richiamati nel <text>.

La marcatura ha seguito le esigenze ecdotiche individuate dall’editore. La homepage dell’edizione prevede le riproduzioni del manoscritto e il testo in edizione semi-diplomatica, che replica le caratteristiche strutturali del manoscritto: la mise en page, la divisione per pagine (tag <pb>) e le righe (<lb/>), mentre le abbreviazioni sono state sciolte e le u sono state distinte dalle v.

Nell’header del documento.xml è stata descritta la presenza di quattro diverse mani nel testo (vedi supra, par. 3), secondo la seguente marcatura:

Il testo è esemplato, come si è detto, dal copista del Varchi, Lelio Bonsi (penna che è stata denominata A1), e rivisto dallo stesso autore (penna denominata A2). La mano di Baccio Baldini è responsabile della ‘rassettatura’, voluta da Cosimo I (penna denominata A3), mentre gli ultimi ritocchi, pressoché ininfluenti sul piano della censura, sono di responsabilità di un anonimo revisore (penna denominata A4). Nell’header del file XML, all’interno di <MsDesc>, sono state definite le tre penne presenti, così che all’interno del body si può individuare e, poi, in fase di visualizzazione, distinguere attraverso colori differenti la stratigrafia dell’opera: @hand è, infatti, usato come attributo delle aggiunte (<add>) e cassature (<del>) rispetto al testo base, vergato da quella che abbiamo definito la mano A1. Inoltre, grazie all’attributo @place aggiunto al tag <add>, si definisce e quindi si rappresenta la posizione delle aggiunte all’interno del manoscritto.

La rappresentazione delle differenti mani solleva una questione, centrale in filologia, circa le diverse volontà presenti sul manoscritto e riguarda quale testo si debba restituire al lettore. Il testo critico stabilito da Dario Brancato restituisce l’ultima volontà dell’autore, dunque il testo di RC4 al netto delle revisioni di Baccio Baldini, con la possibilità però di confrontare il testo secondo la volontà dei curatori (Brancato, Lo Re 2015, 218). Si è operata quindi una distinzione, come si è detto, tra le due ‘volontà’ definite come due ‘testimoni’ (witnesses) differenti nell’header, RC4 e RC4c:

RC4 rappresenta dunque l’ultima volontà dell’autore con le penne A1 e A2, mentre RC4c è quella che può essere definita come ‘copia censurata’, cioè il ‘testimone’ che contiene le penne A3 e A4. In questo modo è possibile non solo individuare quei luoghi dove il revisore è intervenuto sul testo di RC4, ma anche di confrontare i due ‘testimoni’.

Seguendo tale riuso delle possibilità dateci dallo standard TEI e, poi, dalla visualizzazione, si sono confrontate le due versioni del testo, aprendo un vero e proprio tag di apparato secondo il parallel segmentation method, dove la lezione corrispondente all’ultima volontà dell’autore, che l’editore ha scelto di mettere a testo, è marcata con <lem> e la lezione di RC4c (la copia censurata) viene restituita nel tag <rdg>.

Nel testo dell’edizione critica, che si propone come una ‘edizione per il lettore’, si è provveduto inoltre a normalizzare l’uso della punteggiatura, delle maiuscole e minuscole, della scrizione unita e separata, a eliminare le grafie latineggianti (con l’eccezione dell’h etimologica), a conservare i numeri cardinali e le date in lettere (trasformando al contrario quelli in cifre romane in arabe o a traslitterare nel caso di magistrature fiorentine, es. i Dieci). Tutte le normalizzazioni, nell’edizione diplomatica restano fedeli al manoscritto, questa differenza è resa nella marcatura attraverso il tag <choice> che consente di sottolineare la differenza tra quanto si visualizza nell’edizione diplomatica (<orig>) e la scelta che l’editore opera per il testo critico (<reg>).

Rimane, però, un altro livello di codifica che attraversa trasversalmente l’edizione diplomatica e la critica e che mette in luce gli elementi più rilevanti all’interno del testo, quali date (<date> con attributo @when), persone (<persName>) e luoghi (<placeName>): la marcatura di questi elementi permette di fornire un commento o un rimando ad informazioni esplicative collegate al testo. Tale marcatura non solo permette di generare un indice di tali elementi (named entities), ma ne individua anche le occorrenze all’interno del testo. Per quanto riguarda la marcatura delle ‘persone’, essa viene definita nell’header e richiamata poi nel body: di ognuno viene fornito un identificativo unico, VIAF (Virtual International Authority File), e un link diretto al lemma corrispondente nella versione digitale del Dizionario Biografico degli italiani.

I diversi livelli dell’edizione consentono, dunque, non solo di valorizzare il testo nella sua trasformazione, di metterne in evidenza la stratigrafia e insieme l’evoluzione, ma anche di estrarre dati relativi ai contenuti dell’opera; un’opera, nel nostro caso, estremamente ricca di informazioni non solo letterarie che, attraverso la marcatura, con la sua traduzione in «segni» (Busa 1997), in linguaggio leggibile dalla macchina, si rivela sempre più parlante anche per il lettore.

6 L’infrastruttura

Quando il progetto VaSto è nato, EVT presentava una versione EVT 1 (Rosselli Del Turco et al. 2014-15), che poneva la sua attenzione verso le edizioni diplomatiche, e una versione EVT 2 beta 1 (Rosselli Del Turco et al. 2019), che si prefiggeva l’obiettivo di rappresentare le edizioni critiche. EVT 2 beta 1 aveva anche il vantaggio di visualizzare un gran numero di features in edizione diplomatica, critica ed interpretativa. Ad esempio, era possibile accedere a diverse rappresentazioni del testo (testo e immagine, solo testo, comparazione del testo dei diversi testimoni, etc.), e interagire con esso in modi piuttosto eterogenei, a seconda delle proprie necessità.

Le nostre esigenze rappresentative (sia di visualizzazione che di codifica del testo) sono state dunque declinate sulle richieste espressive di EVT 2 beta 1, a cui si è aggiunta l’esperienza acquisita nell’esplorare i demo realizzati e messi a disposizione degli utenti con l’interfaccia stessa.17 L’edizione digitale VaSto è stata poi portata a termine utilizzando EVT 2 beta 2, versione di cui è annunciato il rilascio entro il 2021, e che è stata fornita anticipatamente dagli sviluppatori EVT.18

18 Ringraziamo per il costante sostegno e i preziosi suggerimenti il Prof. Roberto Rosselli Del Turco e la Dott.ssa Chiara Martignano.

Quest’ultima versione, rispetto ad EVT 2 beta 1, ha risolto alcuni bug e ha permesso, di conseguenza, un’esperienza più completa e soddisfacente. Ad esempio, consente di esaminare il manoscritto ingrandendo l’immagine a piacimento (funzione molto utile perché consente uno studio più dettagliato del testo, implementata in EVT 1, ma non presente nella versione EVT 2 beta 1); permette inoltre di navigare tra le pagine utilizzando dei selettori alla base delle pagine stesse (un sistema molto comodo e intuitivo, già presente in EVT 1) e visualizza automaticamente i manoscritti in una sezione apposita dedicata, in cui è possibile anche aggiungere descrizioni del manoscritto.

La visualizzazione delle entità nominate nel testo risulta già completamente implementata in EVT 2. In questo caso, quindi, non è stato necessario apportare alcuna personalizzazione dell’interfaccia. Nell’edizione è possibile selezionare le named entities nel menù in basso a sinistra e visualizzarle direttamente nel corpo del testo [fig. 5]. Per ogni persona o luogo evidenziati sono presenti alcune informazioni aggiuntive esplicitate in fase di marcatura e altre occorrenze della stessa entità. Inoltre, dalla prima voce del menù in alto a destra, è possibile selezionare la funzionalità «Paratesto e Indici», contenente le informazioni sul progetto e l’indice dei contenuti delle entità marcate (nel nostro caso persone e luoghi descritti nel testo) [figg. 5-6].

Figura 5  Visualizzazione Testo-Immagine del Proemio della Storia Fiorentina in edizione diplomatica con named entities (persone, luoghi e date) selezionate ed evidenziate nel corpo del testo

Figura 6  Visualizzazione della selezione di un’entità esemplificativa di persona (Francesco Carducci) selezionata dal menù di «Paratesto» e «Indici»

Nell’edizione diplomatica si vuole visualizzare insieme la stratigrafia del testo e l’impaginazione del manoscritto. Ne consegue che questi due requisiti rappresentativi richiedono una particolare visualizzazione, che attualmente EVT 2 non offre. Questi requisiti di visualizzazione sono dunque stati adattati specificatamente per l’edizione digitale VaSto. Tramite semplici modifiche al file di configurazione, che consente di attivare o disattivare varie funzioni dell’interfaccia, è infatti possibile accedere ad alti livelli di personalizzazione. La sua natura modulare, che si basa primariamente sulla possibilità di modificare e personalizzare in modo semplice i file al suo interno, lo rende malleabile e adattivo, permettendo di lavorare su più livelli di rappresentazione: sia contenutistica, attraverso il file.xml, che, sebbene in minima parte, di design grafico, attraverso il foglio di stile.

Al momento, l’impaginazione del testo a fronte dell’immagine nell’edizione diplomatica in EVT 2 non fornisce alcuno strumento per visualizzare aggiunte e cassature avvenute nei margini del folio. Sono stati dunque aggiunti dei riquadri a lato, che mantengono i colori della stratigrafia quando necessario.

Come mostra la figura 7, la stratigrafia del testo è stata segnalata con colori diversi rispetto alle diverse mani operanti; di conseguenza, le cassature si visualizzano con il testo barrato, mentre le aggiunte in base alla posizione all’interno del manoscritto (supra lineam, marginalia ecc.) [fig. 7]. Si veda, ad esempio, la prima aggiunta al margine del folio 10v in fig. 3 ad opera del revisore che ha cassato una parte consistente del testo (in figura barrato in verde) e inserisce «Laonde per supplire» come elemento di raccordo con la frase successiva. Quest’ultimo inoltre presenta una variante immediata ad opera dello stesso Baldini (Et > Laonde).

Figura 7  Visualizzazione Testo-Immagine del Proemio della Storia Fiorentina in edizione diplomatica, con cassature e aggiunte nel corpo del testo e nel testo a margine

EVT 2 fornisce come ultima voce del menu nel riquadro di testo (selezionato in giallo nella figura 8) la legenda dei colori dell’edizione critica. Ad essa, al fine di rappresentare la resa grafica della sedimentazione stratigrafica, è stata aggiunta la sezione «Legenda dei colori in Edizione Diplomatica» [fig. 8].

Figura 8  Visualizzazione della legenda dei colori di edizione diplomatica e critica dell’Edizione VaSto

Nello stesso menu, inoltre, la voce «Lista dei testimoni» (selezionatanella figura 8) descrive dettagliatamente le versioni e i testimoni, nel nostro caso le due versioni del testimone RC4 (RC4 e RC4c) [fig. 9].

Figura 9  Visualizzazione della legenda dei testimoni presentati nell’edizione critica dell’edizione VaSto

EVT 2, come già accennato, permette varie visualizzazioni del testo: quella di solo «Testo», attraverso la quale si può visionare la trascrizione nella versione critica o diplomatica; quella «Testo e Manoscritto»; la visualizzazione denominata «Collazione» che è stata ideata proprio per il raffronto dei testimoni [figg. 10-11]; quella di «Recensione Multipla», che si presta alla comparazione delle varie versioni; e, infine, la visione «Testo a Testo», nata per confrontare l’edizione diplomatica con quella critica.

Utilizzando la visualizzazione «Collazione» è possibile esaminare i due testimoni e vederne sottolineate le differenze, averne informazioni aggiuntive e visualizzare la codifica XML direttamente nell’interfaccia: è possibile cliccare sul testo evidenziato e posizionare le due testimonianze allo stesso livello, in modo tale da avere un confronto parallelo del testo, oppure accedere al contenuto presente nella tendina che si apre sotto il testo selezionato [fig. 12].

Figure 10-11 Visualizzazione della collazione nell’edizione critica dell’edizione VaSto

Figura 12  Visualizzazione dei testimoni a confronto nell’edizione critica dell’edizione VaSto

7 VaSto come knowledge site

Dalla homepage del sito VaSto, inoltre, è possibile visualizzare informazioni contestuali al progetto come:

l’introduzione al progetto digitale, disponibile nella sezione del sito Il Progetto > Introduzione> L’Edizione Digitale > Introduzione al Progetto VaSto;19

una breve biografia di Benedetto Varchi, a cura di Dario Brancato, che si trova in Il Progetto > Introduzione > L’Edizione Digitale > L’autore.

la descrizione del prototipo e del progetto, e i criteri editoriali scelti per ciascuna delle edizioni rappresentate (Il Progetto > Introduzione > L’Edizione digitale VaSto / Il prototipo (pilot version));

i riferimenti storici relativi al caso filologico, che sono descritti in La storia del testo e I principali Manoscritti (Il Progetto > Introduzione > Cenni storici);

una Bibliografia Essenziale (Il Progetto > Introduzione > Cenni storici > Bibliografia Essenziale);

la documentazione formale dell’edizione in Documentazione > Funzionalità, oltre al collegamento diretto al repository di Github (Documentazione > Github), dove si possono trovare tutte le informazioni sul progetto (come, ad esempio, le guidelines dei tag utilizzati in XML/TEI e il codice sorgente dell’edizione digitale).

Per quanto riguarda il futuro sviluppo del progetto, l’intenzione è quella di implementare ulteriormente la piattaforma su molteplici fronti: sia sul piano testuale, integrando gradualmente tutti i libri della Storia Fiorentina;20 sia sul piano funzionale. Infatti, la piattaforma VaSto, oltre a offrire l’edizione scientifica e quindi full-documented della Storia Fiorentina del Varchi, mira a supportare ed arricchire con varie informazioni e funzionalità interattive il semplice testo, in modo tale da contestualizzarlo più efficacemente. In particolare, si è pensato di soffermarsi su specifici livelli di conoscenza: tempo, spazio e personaggi.

20 La trascrizione semidiplomatica di RC4 è attualmente in corso, a cura di Giacomo Ventura.

L’idea è appunto quella di inserire diverse visualizzazioni per ogni livello, che diano, quindi, la possibilità di avere una fruizione diversamente contestualizzata dei dati che le named entities (luoghi, date e personaggi) ci forniscono; nello specifico una mappa per lo spazio, una timeline per il tempo e una collezione per i personaggi. La mappa, infatti, rappresenta lo strumento adatto a identificare i luoghi di Firenze che vengono nominati nel testo, mentre la timeline fornisce all’utente una raffigurazione grafica delle date più importanti. Infine, una collezione di oggetti presenta e descrive in modo ideale i manoscritti e i personaggi nominati nel testo, in modo tale da offrirne al lettore una raffigurazione e contestualizzazione meno superficiale.

Queste integrazioni sono già in fase di sviluppo o alla loro prima versione rilasciata nella sezione «Strumenti di Visualizzazione». Il primo tool sviluppato e già presente nell’edizione VaSto presenta una visualizzazione avanzata e interattiva delle immagini del manoscritto, elaborate tramite IIIF:21 è possibile manipolare l’Uniform Resource Identifier (URI)22 delle risorse secondo i dettami della documentazione IIIF23 e ottenere un’immagine, o un dettaglio di essa, nitida e leggibile.

21 Progetto sostenuto e realizzato dalla IIIF Communty e dal IIIF consortium (https://iiif.io/community/consortium), disponibile al link: https://iiif.io/.

22 L’utente può definire misure, rotazione, regione e qualità dell’immagine desiderata, agendo direttamente sull’URI della risorsa, seguendo le indicazioni fornite a questo link: https://iiif.io/api/image/3.0/#4-image-requests.

Una timeline delle date più importanti, selezionate dal testo del Proemio e integrate con altre di eventi storici importanti e correlate, è stata creata utilizzando il sistema Timeline Js24 sviluppato dal Knight Lab della Northwestern University.25 La peculiarità di questo tool consiste nella capacità di visualizzare le date singolarmente, associandovi file multimediali (immagini, video, etc.) e descrizioni testuali, il che fornisce all’utente la possibilità di spaziare in diversi ambiti e contestualizzare ulteriormente la Storia Fiorentina in un periodo storico definito.

La mappa [fig. 13], ancora in fase sperimentale,26 è stata invece realizzata facendo uso della libreria open-source Javascript Leaflet.27

27 https://leafletjs.com/. Leaflet è stato originariamente sviluppato da Vladimir Agafonkin. Il layout della mappa è stato invece preso da MapTiler (https://www.maptiler.com/).

Essa rappresenta tutti i luoghi identificati di Firenze menzionati nel testo, distinguendoli in sei categorie o layers (chiese, castelli, ponti, porte, piazze/località e posizioni ricostruite), che possono essere disattivate o attivate nella Legenda. I markers sono stati accuratamente personalizzati28 per rappresentare le diverse categorie tramite simboli e colori (rosso per luoghi ancora esistenti, viola per ricostruiti). Cliccando sui singoli markers si apre una finestra che porta informazioni aggiuntive: un’immagine del luogo, un collegamento a DBpedia, WikiMedia o VIAF, e uno alle pagine in cui viene menzionato il luogo. Allo stesso modo dall’edizione EVT della Storia Fiorentina, accedendo ai luoghi dalla lista delle named entities, è possibile raggiungere la mappa se il luogo selezionato è stato identificato e rappresentato in essa.

28 La personalizzazione è stata realizzata tramite Leaflet.awesome-markers plugin (https://github.com/lvoogdt/Leaflet.awesome-markers).

Figura 13  Mappa di Firenze in VaSto

L’ultima integrazione al momento disponibile è una collezione di elementi legati al Proemio della Storia Fiorentina, denominata VaStoCollection e implementata con omeka.net:29 si tratta di una raccolta che conta al suo interno tre sotto-collezioni («Manoscritti», «Personaggi storici» e «Ritratti dei personaggi storici») derivanti dal contenuto del Proemio, di cui ogni elemento viene presentato usando lo standard Dublin Core.30 La collezione «Manoscritti» comprende nuovamente tutte le immagini del Proemio da RC4, ma stavolta catalogate secondo un preciso intento descrittivo e non meramente di visualizzazione come in IIIF. Le altre due collezioni sono, invece, strettamente connesse tra loro, dal momento che entrambe rappresentano i personaggi nominati nel Proemio: una presenta le schede biografiche che li descrivono come individui, dando informazioni come data di nascita e di morte, attraverso Dublin Core [fig. 14]; l’altra, quando possibile reperirli, contiene i ritratti dei personaggi descrivendo l’oggetto fisico – un dipinto ad esempio – come entità a sé stante, rivelando informazioni come, ad esempio, creatore, divulgatore, dimensioni, formato originale e molte altre [fig. 15]; gli elementi affini vengono poi connessi tramite tag, in modo tale da poterli esaminare come realtà correlate [fig. 16]. Inoltre, la sezione «Manoscritti» rimanda nuovamente alla visualizzazione IIIF di ogni immagine in modo tale da chiudere quello che potremmo definire un ‘circolo virtuoso’ che permette di esplorare a fondo l’edizione.

29 https://archivevasto.omeka.net. Omeka è un progetto della Corporation of Digital Scolarship (https://digitalscholar.org/).

Figure 1 4-15 Dettaglio della scheda biografica di un personaggio storico (Alessandro de’ Medici) tramite Dublin Core in VaStoCollection

Figura 16  Esempio di connessione tramite tag in VastoCollection

Bibliografia

Albonico, S. (1994). «Note ai testi». Baiocchi, A.; Albonico, S. (a cura di), Storici e politici fiorentini del Cinquecento. Milano; Napoli: Ricciardi, 1013-17. La letteratura italiana. Storia e testi 31 | 1.

Andreoni, A. (2020). s.v. «Varchi, Benedetto». Dizionario Biografico degli Italiani. https://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-varchi_(Dizionario-Biografico)/.

Bramanti, V. (2001). «Sull’ultimo decennio ‘fiorentino’ di Lodovico Domenichi». Schede Umanistiche, n.s., 1(1), 31-48.

Bramanti, V. (2015), «Due schede per Lodovico Domenichi», in «Lodovico Domenichi (1515-1564), curatore editoriale, volgarizzatore, storico». Num. monogr., Bollettino storico piacentino, 90(1) 24-37.

Bramanti, V. [2002] (2017). «Viatico per la Storia fiorentina di Benedetto Varchi». Bramanti, V., Uomini e libri del Cinquecento fiorentino. Manziana: Vecchiarelli, 147-200. Cinquecento. Testi e studi di letteratura italiana. Studi 53 (n.s. 17).

Brancato, D. (2015). «‘Narrar la sustanzia in poche parole’: Cosimo I e Baccio Baldini correttori della Storia fiorentina di Benedetto Varchi». Giornale italiano di filologia, 67, 323-34.

Brancato, D. (2017). «Ancora sui libri di Benedetto Varchi. Notizie dalle biblioteche inglesi». Becherucci, I.; Bianca, C. (a cura di), Storia, tradizione e critica dei testi. Per Giuliano Tanturli, vol. 1. Lecce: Pensa MultiMedia Editore, 47-60. Quaderni «Per Leggere». Strumenti 19.

Brancato, D. (2018). «Filologia di (e per) Cosimo. La revisione della Storia fiorentina di Benedetto Varchi». Caruso, C.; Russo, E. (a cura di), La filologia in Italia nel Rinascimento. Roma: Edizioni di Storia e Letteratura, 257-72. Biblioteca dell’Arcadia. Studi e testi 4.

Brancato, D. (2020). «Varchi censurato: interventi sui materiali d’autore della Storia fiorentina». Felici, L. (a cura di), Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento (1468-1569). Torino: Claudiana, 25-56. Collana della Società di Studi Valdesi 43.

Brancato, D.; Lo Re, S. (2015). «Per una nuova edizione della Storia del Varchi: il problema storico e testuale». Annali della Scuola Normale Superiore. Classe di Lettere e Filosofia, s. 5, 7(1), 201-31; 271-2.

Busa, R. (1997). «Introduzione ai lavori». Gruber, D.; Pauletto, P. (a cura di), Umanesimo e informatica. Le nuove frontiere della ricerca e della didattica nel campo degli studi letterari. Trento: Università degli studi di Trento, 24-25 maggio 1997. http://circe.lett.unitn.it/attivita/eventi/eventi_umanesimo.html.

Driscoll, M.J.; Pierazzo, E. (a cura di) (2016). Digital Scholarly Editing: Theories and Practices. Cambridge: Open Book Publishers. https://books.openedition.org/obp/3394.

Fasano Guarini, E. (2009). «Committenza del principe e storiografia pubblica: Benedetto Varchi e Giovan Battista Adriani». Fasano Guarini, E.; Angiolini, F. (a cura di), La pratica della storia in Toscana. Continuità e mutamenti tra la fine del ’400 e la fine del ’700. Milano: FrancoAngeli, 79-99. Temi di Storia 140.

Fischer, F. (2019). «Digital Classical Philology and the Classical Apparatus». Berti, Monica (ed.), Digital Classical Philology. Ancient Greek and Latin in the Digital Revolution. Berlin: De Gruyter Saur, 203-19. Age of Access? Grundfragen der Informationsgesellschaft 10.

Franzini, G. et al. (2016). «A Catalogue of Digital Editions». Driscoll, Pierazzo 2016, 161-82.

Garavelli, E. (2008). «Dall’Istoria alla stampa. Giambattista Adriani tra autocensura di famiglia e ‘politicamente corretto’», in «La materialità nella filologia». Num. monogr., Moderna. Semestrale di teoria e critica della letteratura, 10(2), 97-115.

Italia, P. (2020). Editing Duemila. Roma: Salerno Editrice. Strumenti per l’università 9.

Meschini, F. (2013). «Edizioni critiche digitali: sul rapporto tra testo, edizione e tecnologia». DigItalia web. Rivista del digitale nei beni culturali, 2. http://digitalia.sbn.it/article/view/829.

Miccoli, G. (1960). s.v. «Adriani, Giovanni Battista». Dizionario Biografico degli Italiani. https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-battista-adriani_(Dizionario-Biografico)/.

Monella, P. (2019). «L’edizione critica digitale: la critica del testo nella storia della tradizione». Storie e linguaggi 5(1), 61-82.

Pasquali, G. [1934] (2003). Storia della tradizione e critica del testo. Firenze: Le lettere. Bibliotheca.

Piscini, A. (1991). s.v. «Domenichi, Ludovico». Dizionario Biografico degli Italiani. https://www.treccani.it/enciclopedia/ludovico-domenichi_(Dizionario-Biografico)/.

Pierazzo, E.; Leclerc, E. (2015). «L’edizione scientifica al tempo dell’editoria digitale». Ecdotica, 12, 180-93.

Pierazzo, E. (2014). «Digital Documentary Editions and the Others». Scholarly Editing: The Annual of the Association for Documentary Editing, 35. https://scholarlyediting.org/2014/essays/essay.pierazzo.html.

Pierazzo, E.; Mancinelli, T. (2019). Che cos’è un’edizione scientifica digitale. Roma: Carocci. Le bussole 599.

Rosselli Del Turco, R. (2017). «The Battle We Forgot to Fight: Should We Make a Case for Digital Editions?». Driscoll, Pierazzo 2016, 219-38.

Rosselli Del Turco, R. et al. (2014-15). «Edition Visualization Technology: A Simple Tool to Visualize TEI-Based Digital Editions», in «Selected Papers from the 2013 TEI Conference». Num. mon., Journal of the Text Encoding Initiative, 8. https://doi.org/10.4000/jtei.1077.

Rosselli Del Turco, R., et al. (2019). «Progettazione e implementazione di nuove funzionalità per EVT 2: lo stato attuale dello sviluppo». Umanistica Digitale, 3(7). https://doi.org/10.6092/issn.2532-8816/9322.

Schmidt, D. (2012). «The Role of Markup in the Digital Humanities», in «Controversies arond the Digital Humanities». Num. mon., Historical Social Research/Historische Sozialforschung, 37(3), 125-46.

Shillingsburg, P.L. (2017). Textuality and Knowledge: Essays. University Park: The Pennsylvania State University Press.

Tomasi, F. (2016). «Edizioni o archivi digitali? Knowledge sites e apporti disciplinari». Edizioni Critiche Digitali/Digital Critical Editions. Edizioni a confronto/Comparing Editions. Roma: Sapienza Università Editrice, 129-36. https://doi.org/10.13133/9788893770033.

Varchi, B. (1721). Storia fiorentina [...]. [A cura di F. Settimanni]. In Colonia [ma: Augsburg]: appresso Pietro Martello [ma: Joseph Gruber].

Varchi, B. (1723). Istoria delle guerre della Republica fiorentina successe nel tempo che la casa de’ Medici s’impadronì del governo. In Leide: appresso Pietro Vander Aa.

Varchi, B. (1837-41). Storia fiorentina. A cura di L. Arbib. 3 voll. Firenze: A spese della Società editrice delle Storie del Varchi e del Nardi.

Varchi, B. (1843-44). Storia fiorentina. 2a ed. A cura di L. Arbib. 3 voll. Firenze: A spese della Società editrice delle Storie del Varchi e del Nardi.

Varchi, B. (1857-58). Storia fiorentina, con i primi quattro libri e col nono secondo il codice autografo. A cura di G. Milanesi. 3 voll. Firenze: Le Monnier.